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Problemi di stitichezzaI problemi di stitichezza: interviene il prof. Iannetti per Medicina e Benessere 

I problemi di stitichezza sono molto diffusi, in questa intervista, il prof. Iannetti ne discute con Medicina e Benessere: il ruolo dell'alimentazione, i sintomi, i disturbi legati alla stitichezza, le terapie, gli esami diagnostici. In molti soffrono di questo disturbo e perciò in molti cercano informazioni e notizie su come affrontare i disagi provocati dalla stitichezza.

 

Professore, è vero che andare al bagno, anche tutti i giorni, ma non sentirsi ben svuotati, può essere indice di stitichezza?

È convinzione comune che la persona stitica è quella che evacua raramente, mentre una defecazione quotidiana implica quella che si definisce regolarità dell’alvo. Ma non è esattamente così.Le linee-guida in materia dicono che si può parlare di stipsi (o stitichezza) quando si hanno uno o più dei seguenti sintomi o segni:
  • Necessità frequente del clistere o di lassativi per evacuare
  • Dolore o sensazione di gonfiore alla pancia
  • Eccessivo sforzo necessario per la defecazione
  • Sensazione di non sentirsi ben svuotati
  • Eliminazione di feci “a pallette”, dette secche o caprine
  • Necessità, talora, di aiutarsi a defecare con il dito (nella vagina o nell’ano) o con la mano sulla pancia.
  • Alla luce di ciò, direi che, nel caso che lei cita, si può parlare senz’altro di stitichezza o stipsi. 

Quand’è, allora, che, nel caso citato di sensazione di non completo svuotamento, si deve intervenire? 
Come sempre in Medicina, a meno che non si tratti di Medicina di Prevenzione, bisogna intervenire quando il sintomo crea particolare disagio, anche sociale, oltre che soggettivo, ed interferisce con il normale svolgimento delle proprie attività quotidiane.
 
Nel caso specifico, quali accertamenti è opportuno effettuare?
La prima cosa è sempre la valutazione clinica del paziente. Diverse indicazioni verranno poste a seconda dell’età, del sesso, dell’anamnesi patologica personale e familiare, delle abitudini di vita ed alimentari del soggetto in esame. È possibile che la semplice correzione di queste abitudini risolva il problema. In altri casi, può essere necessario prescrivere un supplemento integrativo di fibre e probiotici. È opportuno, comunque, sempre, effettuare indagini, almeno di primo livello. Tra queste, gli esami ematici, la colonscopia ed il tempo di transito intestinale. L’esame obbiettivo e l’esplorazione digitale del retto possono far decidere per l’esecuzione di una defecografia od una defeco-risonanza o per la manometria dell’ano-retto. 
Quindi una errata alimentazione può causare stitichezza? 
L’alimentazione scorretta e l’attività fisica ridotta possono rendere difficile l’evacuazione per scarsa massa fecale e per l’indebolimento dei muscoli addominali. Anche alcune medicine, come i tranquillanti, gli antidepressivi, gli antiacidi per lo stomaco o altre, possono produrre un rallentamento dei movimenti intestinali.
È vero che in alcuni casi i pazienti possono avvertire fastidi al basso ventre, talora verso l’inguine e la vagina o lo scroto? 
Spesso i disturbi dell’alvo sono associati a patologie algiche, cioè dolorose, del basso ventre e della regione perineale, pelvica e genitale. Talvolta le sensazioni dolorose si irradiano fino alle natiche o alle cosce o alla regione lombare. Si può avere dispareunia, cioè dolore per la donna al rapporto sessuale, o bruciore all’eiaculazione nel maschio. In questi casi lo specialista Gastroenterologo valuterà l’opportunità di approfondimenti diagnostici, come una retto-colonscopia, una defecografia, una manometria anorettale a seconda del caso clinico. 

Quali malattie possono associarsi a queste “strane” forme di stipsi? 
Ribadisco che non si tratta di “strane” forme di stitichezza o stipsi, ma di patologie definibili come “disturbi dell’alvo o dell’evacuazione”, secondo la classificazione che citavo all’inizio.Spesso i disturbi dell’evacuazione -ed anche i dolori pelvici associati- non sono dovuti a nessun difetto organico. Altre volte possono essere presenti patologie evidenziabili, che sono: 1) La ragale anale che è una fissurazione della mucosa anale e che, nelle forme lievi, può provocare lievi fastidi come prurito o modesto sanguinamento. Quando la malattia è in fase più avanzata, il dolore ed il sanguinamento si fanno più intensi, specialmente dopo la defecazione. È una patologia frequente, non è facile accorgersene e andare al bagno può diventare un vero incubo. 2) Le fistole perianali: sono piccoli tunnel che fanno comunicare la cute intorno all’ano (perianale) con l’interno del canale anale, dai quali esce materiale purulento giallastro. In genere, sono precedute da un ascesso perianale, con dolore e febbre; non guariscono quasi mai spontaneamente. 3) Le emorroidi: sono cuscinetti venosi, che hanno la funzione di rendere elastico il canale anale e provvedere, insieme agli sfinteri, alla continenza delle feci e dei gas. Il canale ano-rettale tende a scendere con l’età, gli sforzi fisici, l’alimentazione errata, la stitichezza, ecc…) e si spinge in basso verso l’orifizio anale. Le vene emorroidarie allora escono fuori dall’ano, provocando i sintomi della malattia emorroidaria o “emorroidi” (prolasso, sanguinamenti, crisi dolorose). La dilatazione eccessiva delle vene del plesso emorroidario (malattia emorroidaria) può essere la conseguenza della stitichezza: tale dilatazione induce un circolo vizioso, poiché rende l’evacuazione dolorosa e quindi peggiora la stipsi. Molte delle abitudini di vita, che provocano problemi intestinali, causano il cedimento o prolasso emorroidario e mantengono infiammate le emorroidi.
Quando i dolori pelvici non sono associati a nessuna lesione organica documentabile, cosa si può fare?
Spesso, nonostante un evidente disagio del paziente, che lamenta difficoltà evacuative e dolori nella regione anale, anche con con irradiazioni multiple, gli esami strumentali non dimostrano le lesioni che ho su citato. Talvolta si documenta un modesto rettocele, che però non è causa dei fastidi, ma ne è conseguenza. Esso tende ad aumentare, se non si correggono le abitudini di vita del paziente. Oppure si documenta, alla manometria, una dissinergia addomino-pelvica, che va trattata con esercizi di ginnastica rieducativa pelvica. Non di rado, neanche queste anomalie sono presenti, ed il problema va trattato con farmaci che si utilizzano per il dolore neuropatico.

Se si documentano le ragadi, quale o quali terapie sono opportune?
 
La terapia per la ragade anale può essere medica (o conservativa) o chirurgica. La terapia medica, se consigliata dallo specialista Proctologo Gastroenterologo, per lo più risolve il problema in modo esaustivo. Personalmente, riservo la chirurgia a casi importanti e che non recedono, neanche con una scrupolosa terapia conservativa.
 
Se si documentano le emorroidi, quali sono i provvedimenti che lei consiglia?
 
La terapia della malattia emorroidaria è medica (dieta, farmaci venotropi, antiinfiammatori per via sistemica o locale, miorilassanti, antidolorifici, dilatatori criotermici).Quando i gavoccioli venosi, dopo la defecazione, non rientrano e rimangono sempre fuori, ed il fastidio è sempre presente, con sanguinamento costante, è indispensabile un intervento chirurgico per ripristinare una situazione di normalità.  
Quali altre malattie potrebbero essere presenti nel caso di stipsi o difficoltà evacuativa, come lei la chiama? 
Il timore di malattie più gravi deve essere sempre presente ed il buon medico è quello che consiglia al suo paziente gli opportuni accertamenti per escludere la loro presenza.Ma, detto ciò, è frequente che il paziente con stipsi ed emorroidi abbia, nella sua storia, un lungo cammino di esperienze e di disturbi, talora gravi; egli ha scelto da solo gli interlocutori ed ha ricevuto diagnosi e terapie spesso approssimative, proprio per un incompleto e frammentario inquadramento clinico. Anche la cosidetta terapia della stipsi con le “erbe naturali”, abitualmente ritenuta innocua e quindi gestita superficialmente, può creare stati di dipendenza crescente o provocare lesioni della mucosa nell’intestino, con complicanze anche gravi.  
 
Cosa ci si deve aspettare dalla visita specialistica?
La prima visita prevede l’inquadramento clinico generale con: 
  • Anamnesi e valutazione del disturbo
  • Raccolta dei dati clinici
  • Visita proctologica
  • Anoscopia
In seconda battuta si dovrà prevedere: 
  • Pancolonscopia
  • Valutazione del tempo di transito intestinale con pellets radiopachi
  • Manometria anorettale
  • Defecografia
  • Ecografia trans-rettale.
Ma non è detto che tali accertamenti vadano eseguiti tutti ed in tutti i casi. Potranno essere necessari ulteriori accertamenti diagnostici: 
  • Ecografia addome-pelvi
  • RM pelvi
  • Clisma con doppio contrasto
  • EMG
  • Valutazione urologica e ginecologica del pavimento pelvico.
 Dopo l’esecuzione delle indagini opportune, si potranno esplicitare al paziente le cause ed il grado della sua malattia e scegliere insieme la terapia più idonea: 
  • Dieta
  • Biofeed-back
  • Terapia farmacologica
  • Riabilitazione
  • FisioKinesiTerapia
  • Elettrostimolazione
  • Neuromodulazione sacrale
  • Chirurgia tradizionale
  • Idrocolonterapia
  • Psicoterapia
  • Terapia per le algie pelviche neurogene

In conclusione, è indispensabile eseguire qualunque cura dopo la visita di uno Specialista Gastroenterologo esperto in Colonproctologia che inquadri le situazioni di reale sofferenza o subdole che, nel tempo, potrebbero complicarsi e divenire gravi.

Si dovrà eseguire la colonscopia? La diagnosi di stitichezza può essere fatta solo dopo indagini specifiche, che variano spesso da una persona all’altra.
È opportuno rivolgersi sempre ad uno Specialista, e tanto più se: 
  • la stitichezza compare all’improvviso
  • si associa a dimagrimento o perdita dell’appetito
  • si hanno dolori addominali senza riuscire a evacuare
  • è presente frequentemente la nausea
  • è presente febbre
  • si hanno prurito o perdite di sangue
 La colonscopia è il gold standard della diagnostica precoce e della prevenzione del cancro del colon retto; come tale è sempre opportuna nei casi di anomalie evacuative. 

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