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Non invecchiareNon invecchiare: è una filosofia di vita! 

La vita media si è allungata, certo non ai livelli che potrebbe raggiungere e, soprattutto, spesso si arriva ad una età avanzata con una quantità di acciacchi che vanificano il guadagno in anni vediamo quali sono le speranze e le cose da fare. Cellule cardiache isolate in terreni di cultura hanno una potenzialità di vita fino a 110 anni e cellule nervose addirittura fino a 120 anni eppure in realtà oggi la durata di vita media non è di troppo superiore ai 75 anni.

Oggi rispetto a ieri è diminuita molto la mortalità da malattie batteriche, abbiamo debellato con vaccini, farmaci e interventi futuristi i fattori che mietevano vittime nel passato ma occorre ancora lavorare a lungo per aumentare la nostra longevità. Il processo di invecchiamento è qualcosa la cui essenza intrinseca ancora ci sfugge e si può dire che almeno per alcuni distretti corporei cominci poco dopo la nascita; a partire dai 5 anni per esempio cominciano a diminuire i neuroni della corteccia cerebrale e cerebellare, l’ampiezza di accomodazione del cristallino diminuisce già dagli 8 anni e il massimo della forza muscolare si raggiunge entro i 30 anni. Malgrado ciò i segni del passare del tempo si mostrano in modo molto diverso da un soggetto all’altro ovvero se altri eventi fisiologici come la dentizione, la pubertà, la menopausa sono temporalmente prevedibili così non è per l’invecchiamento.

Soprattutto, sono sempre esistiti soggetti più longevi della media (Sofocle, Corsaro, Russel, Churchill, Shaw sono solo alcuni degli esempi famosi) e al di là dei singoli, addirittura piccoli gruppi etnici come gli Hounza, i Vilcambamba, i giapponesi di Okinawa che arrivano tranquillamente ai 100 anni e soprattutto vi arrivano ancora giovani. Molti sono gli studi su queste popolazioni cosi lontane geograficamente e tanto diverse per usi e costumi eppure un tratto sembra accomunarli: l’estrema parsimonia alimentare. Mac Carrison, il medico inglese che ha studiato gli Hounza - popolazione che vive nell’India settentrionale - afferma che il loro segreto risiede nell’alimentazione “così scarsa da essere affamante eppure razionale”; essi sono esenti da patologie cardiovascolari, diabete, cancro; mantengono una dentatura perfetta, vigore fisico e resistenza alla fatica fino a tardissima età. Il loro segreto? Una grande socievolezza, la capacità di sorridere, la povertà che li costringe a vivere con circa mille calorie al giorno con l’esclusione di zucchero, alcool, sigarette, pochissimo sale ed olio che scarseggiano; carne 1 volta al mese d’estate e una volta a settimana d’inverno, formaggio fresco di capra, frutta secca e cereali.

Scrive Franck Shor, famoso alpinista che insieme ad alcuni Hounza scalò la cima del ghiacciaio Baltura: 'Io mi sentivo in gran forma eppure essi sostenevano che procedevo lentamente; quando la sera io, che sentivo i miei piedi di piombo, i miei polmoni scoppiare ed il mio cuore battere a perdifiato mi fermai, essi proposero di marciare tutta la notte. Il loro pranzo? Un pugno di albicocche e noci secche'. Anche alcuni esperimenti condotti in laboratorio sembrano condurre alle stesse conclusioni: topi sottoalimentati vivono più a lungo di quelli nutriti bene o, come si usa dire, il topo magro uccide il topo grasso. Una delle teorie sull’invecchiamento è quella dell’orologio molecolare secondo cui la cellula sarebbe programmata da alcuni geni a replicarsi un certo numero di volte e ciò sarebbe prestabilito per ciascuna specie. Hayflick osservò, su colture di fibroblasti, che le cellule si dividevano più volte fino ad un massimo di circa 50 circa dopodichè degeneravano e cessavano di vivere; arrestando le divisioni cellulari mediante raffreddamento e riportando successivamente la coltura a temperatura normale le cellule riprendevano a dividersi dove erano state interrotte come se avessero una memoria, un orologio interno.

Come applicare questa teoria all’uomo? Mac Cay prese due gruppi di topolini, ne alimentò uno regolarmente mentre il secondo gruppo fu sottoalimentato con un conseguente rallentamento di crescita e sviluppo. Il più longevo dei primi visse 969 giorni, il secondo gruppo in media visse 1450 giorni. Non sarà che rallentando le tappe evolutive l’orologio molecolare diminuisca i suoi battiti? Oppure più semplicemente la sottoalimentazione evita il verificarsi delle malattie degenerative? Ciò che è sicuro è che un giorno di digiuno, come ognuno può sperimentare, determina benessere fisico e lucidità mentale al contrario dell’obnubilamento, torpore, malessere comuni a tutti noi dopo un pasto copioso. Certo si potrebbe obiettare: 'non è che digiunando si arriverebbe molto lontano, ma il problema nei paesi occidentali è del tutto opposto': troppi grassi, zuccheri, proteine vengono ogni giorno ingurgitati con l’effetto di una dilagante obesità e malattie ad essa associate, arteriosclerosi diabete alterazioni articolari che, oltre a determinare una riduzione della durata di vita, tolgono vita agli anni determinando emarginazione dalla vita attiva. L’O.M.S.consiglia un introito giornaliero di 2200-2400, calorie per un soggetto adulto che svolge una normale attività lavorativa. Oggi nei nostri paesi industrializzati l’introito medio è di circa 3200. Le popolazioni più longeve ne consumano in media 1200! A noi trarne le conclusioni.

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