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Scopriamo le caratteristiche di questo virus, dalla recente scoperta, che sta allarmando MSF per la sua diffusione in Guinea, Liberia e Sierra Leone

 

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Queste sono settimane di allerta per Medici Senza Frontiere, che sta cercando di arginare i focolai di ebola riscontrati a Conakry, in Guinea, per quella che è stata definita un’epidemia senza precedenti.
Al momento si sono registrati 122 pazienti sospetti e 78 morti, ed entro la fine di questa settimana altri 60 operatori sanitari, tra cui anche esperti epidemiologi, arriveranno in Guinea.

 

Il virus dell’ebola è stato scoperto di recente; appartenente alla famiglia Filoviridae, causa una febbre emorragica e nel 90% dei casi risulta fatale. In questo caso il “trasporto” potrebbe essere passato dai pipistrelli e poi trasmesso ai gorilla. A diffondersi in Guinea è il ceppo così detto Zaire, con il più alto tasso di mortalità. Dopo un’incubazione di circa 21 giorni, i sintomi con cui il virus si presenta comprendono vomito incontrollabile, feci diarroiche miste a sangue, cefalea, vertigini e problemi respiratori. il nostro organismo riconosce troppo tardi la minaccia, non mettendo in funzione le proprie difese immunitarie. Per fermare l’epidemia è quindi fondamentale tracciarne la catena di trasmissione.

Non esiste per il momento alcun trattamento del virus, ma solo dei suoi sintomi; come il bilancio degli elettroliti, poiché i pazienti risultano disidratati, il ripristino dei fattori di coagulazione, il mantenimento dei parametri ematici e di ossigenazione e il trattamento delle complicazioni infettive.

 

Ad oggi sono stati isolati quattro ceppi del virus, che si diffondono per contatto,  in particolare con i fluidi corporei dei soggetti infetti. Nelle sue prime fasi, il virus non sembra essere contagioso, mentre con l'avanzare della malattia questi fluidi rappresentano un rischio biologico altissimo. Il suo potenziale epidemiologico è comunque considerato di livello basso, soprattutto perché ad oggi questo tipo di epidemie si sono verificate in Paesi dove le strutture sanitarie presentano carenza di strumenti appropriati e di adeguati protocolli igienico-sanitari. Si tratta per lo più di aree povere ed isolate, prive di ospedali moderni e personale preparato.

L'ebola si può comunque diagnosticare tramite un test: l’ELISA (Enzyme-Linked ImmunoSorbent Assay) che, poiché ancora in fase di perfezionamento,  produce tuttavia risultati ambigui soprattutto durante le fasi non epidemiche.

Sono stati prodotti dei vaccini che risultano efficaci al 99% sulle scimmie soprattutto nella riduzione degli effetti. Il problema maggiore è che spesso vengono somministrati successivamente alla comparsa  dei sintomi, quando ormai gli organi sono già compromessi perché possa  avvenire una guarigione.


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