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Rapporto medico-paziente: una comunicazione possibile

rapporto medico pazientePer anni il rapporto medico paziente è stato impostato su una rigida gerarchia, la carenza informativa e il silenzio. Il paziente era sempre l'ultimo a conoscere la verità sulla sua condizione di salute. A maggior ragione per la sua condizione terminale. Comincia ad affermarsi un rapporto basato sulla relazione e la comunicazione e nascono strumenti di supporto per il medico che deve comunicare notizie difficili.

  

Nella vita professionale di un medico oncologo o di terapia intensiva, prima o poi, arriva il triste e amaro momento di dover comunicare ad un paziente terminale, che non ha più speranze cliniche di sopravvivenza, che sta per morire. Prova non facile di cui non si possono calcolare le reazioni possibili. Per assistere i medici in questa prova esiste un modello standard per comunicare con efficacia la notizia al paziente e ai parenti: il modello canadese Spikes. Con esso i medici seguono delle raccomandazioni che facilitano l'informazione e il rapporto empatico con la famiglia e il paziente. Consiste in sei gradi progressivi per comunicare al paziente la sua terminalità: il primo prevede una disponibilità del medico all’ascolto, il secondo la valutazione della percezione del paziente per cercare di capire cosa sa della sua malattia, il terzo è un invito al paziente ad esprimere la propria volontà di essere informato o meno sulla diagnosi, sulla prognosi e sui dettagli della malattia, il quarto consiste nel fornire al paziente le informazioni utili per comprendere la sua situazione, nel quinto il medico dovrà aiutare il paziente ad esprimere le proprie reazioni emotive mentre nell’ultimo grado il medico dovrà arrivare a programmare e concordare con il paziente una strategia che valuti le possibilità di intervento e i risultati attesi. Il modello sviluppato dal gruppo di studio della SIGG (Società Italiana di Gerontologia e Geriatria) sulla comunicazione nella fase terminale della vita, ha voluto realizzare un cammino di avvicinamento fra malato, famiglia e servizi assistenziali in termini informativi e comunicativi. La relazione comunicativa tra medico-paziente fa parte di una lunga storia principalmente dominata da silenzi, informazioni carenti e un rapporto fortemente gerarchico. Questo tipo di relazione si basava sul presupposto che meno sapeva il paziente, meno poteva interferire, meglio poteva operare l'intervento medico. Da qualche anno ha iniziato ad affermarsi un modello più paritario in cui ogni richiesta di cura racchiude non soltanto una semplice richiesta di aiuto tecnico, ma anche un’esigenza di relazione, con cui limitare la tendenza a celare certe diagnosi, con l’aiuto dei familiari, che costringe il malato a recitare la commedia della guarigione fino all’ultimo, senza la possibilità di esprimere le proprie ansie e paure. Il nuovo approccio medico-paziente prevede il superamento di alcuni ostacoli alla comunicazione: La fretta, la distrazione, il linguaggio, l'interruzione, l'esclusione e la difficoltà comunicativa del paziente a seguito delle scarse informazioni ricevute sulla sua malattia. Tra le comunicazioni più difficili c'è appunto quella della morte imminente. I medici devono imparare a comunicare l’approssimarsi della morte ai pazienti dal momento che secondo una recente indagine del CENSIS per ben l’82% del campione degli intervistati è il medico che dovrebbe comunicare la gravità della malattia.

Medico-paziente

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