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Anche in ospedale attenti alle infezioni

infezioni in ospedaleDovrebbe essere l'ambiente più protetto e igienicamente sicuro. Ma l'ospedale si conferma come luogo a più alta incidenza di infezioni. E sono tra le più agguerrite. I microrganismi causa delle infezioni più comuni in ambiente sanitario, infatti, sono sempre più resistenti agli antibiotici. Ciò rende ancora più indispensabile una prevenzione e il rispetto rigoroso delle regole igienico-sanitarie.

 

 

Sembra una barzelletta: entrare in ospedale per un malanno e rimanerci per un'infezione presa durante il ricovero. Ma la realtà supera la fantasia e nonostante una pulizia accurata i nosocomi possono nascondere insidie anche più rischiose delle cause di un ricovero. E spesso possono rivelarsi tempo dopo le dimissioni. La problematica è talmente sentita in ambito assistenziale tanto da meritare una categoria tutta sua: infezioni correlate all’assistenza sanitaria e sociosanitaria (Ica). Ciò è giustificato dalla quotidiana convivenza di diverse categorie di persone nell'ambiente ospedaliero, dall'assistito più o meno a rischio, al personale medico agli studenti. Tutti allo stesso modo veicolo o a rischio infezioni. C'è poi da considerare tutto quel sistema tecnologico e organizzativo che se da un lato rende il lavoro assistenziale più efficiente, dall'altro riduce la sicurezza igienica. In realtà le norme e le precauzioni da tenere in considerazione per evitare contaminazioni sono le stesse in ogni ambito. Ma in ospedale l'elevata convivenza tra persone e la presenza di soggetti particolarmente vulnerabili giustificano un'attenzione maggiore. Per diversi motivi un soggetto ricoverato può essere maggiormente a rischio infezioni in ambiente ospedaliero e le modalità di trasmissione sono anche più semplici di quanto si possa immaginare. Le mani del personale medico, gli strumenti chirurgici e qualunque altro venga introdotto dall'esterno, i farmaci e tutti gli altri liquidi utili per l'attività, infezioni preesistenti nei soggetti, sono tutti possibili veicoli di infezioni. Naturalmente la pericolosità aumenta proporzionalmente alla gravità dei casi ospitati nei diversi reparti e all'invasività degli interventi medici, la chirurgia e la terapia intensiva per capirci. Leggi e approfondisci i fattori di rischio e le modalità di trasmissione più comuni delle infezioni ospedaliere. La maggioranza delle infezioni ospedaliere prediligono il tratto urinario, le ferite chirurgiche, l’apparato respiratorio, le infezioni sistemiche (sepsi, batteriemie). Le statistiche riportate dall'Istituto superiore di Sanità parlano chiaro: ogni anno si ammala di un’infezione ospedaliera tra il 5 e il 17% dei pazienti. Il 3% ne muore. Su 4.000 di queste infezioni, più della metà sono causate da 3 specie batteriche: Pseudomonas aeruginosa, Staphylococcus aureus l’Escherichia coli. Nota dolente per le casse statali, sono stimate a 2 milioni di euro i soldi spesi annualmente per questi pazienti. A parte i nomi astrusi di questi sgraditi compagni di ricovero, c'è da sottolineare che i microrganismi diventano sempre più resistenti agli antibiotici. I più minacciosi da questo punto di vista sono gli enterococchi, gli stafilococchi meticillino-resistenti, i gram-negativi, la Candida e i micobatteri tubercolari multiresistenti. Conosci da vicino i microrganismi responsabili delle infezioni ospedaliere. Inutile sottolineare che a parte le cure specifiche per le infezioni correlate all'assistenza sanitaria, la miglior difesa si conferma essere la prevenzione. Per questo esistono rigidi protocolli di comportamento e linee guida che prevengono l'insorgere dei problemi. E il cittadino cosa può fare? Leggi come esigere un'assistenza sanitaria più sicura.  

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