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Appendicite acuta e cronicaAppendicite acuta e cronica

Il Prof. Iannetti, gastroenterologo endoscopista digestivo, ci illustra in un'intervista cause e sintomi dell'appendicite e come distinguerla dal disturbo del colon irritabile. Inoltre, quali sono gli esami utili ad un'efficace diagnosi, quale la differenza tra appendicite acuta e cronica, le terapie e quando è il caso di intervenire chirurgicamente.

Prof. Antonio Iannetti

 

 

Professore, i dolori al fianco destro, vicino all’inguine, la presenza di febbre e vomito, episodi di diarrea, possono essere sintomi di appendicite?
Spesso disturbi di questo tipo sono presenti anche nella Sindrome del Colon Irritabile. Bisogna fare attenzione a non confondere le due patologie. Già una visita medica può evidenziare una particolare dolorabilità in alcuni punti dell’addome ed all’atto della estensione dell’arto inferiore e, perciò, indirizzare alla corretta diagnosi. Ma si dovranno anche eseguire esami del sangue e delle urine. Si diagnostica, in questo modo, una forma di appendicite acuta. Il discorso cambia se si tratta di una appendicopatia subacuta o cronica.

Allora ci si deve preoccupare se sono presenti questi sintomi?
Direi di no, almeno non in modo particolare. Basta affrontare il problema nel modo giusto e fare una corretta diagnosi. L’appendicite acuta può essere operata, anche se non sempre è necessario l’intervento e può essere trattata con terapia antibiotica. E’ possibile, come dicevo, che si tratti di una sindrome del colon irritabile, alla cui diagnosi si deve arrivare per esclusione. Nè possiamo escludere una malattia infiammatoria cronica dell’intestino, come il Morbo di Crohn, che presenta sintomi analoghi. La valutazione clinica e gli opportuni esami di laboratorio e strumentali serviranno a fare chiarezza.

E se si tratta di appendicite subacuta o cronica?
Nella forma subacuta o cronica i sintomi sono simili a quelli della forma acuta, ma più blandi e duraturi. La febbre manca o si presenta a volte. La diagnosi è più difficile, proprio per il fatto che i sintomi sono sfumati e perché spesso gli esami di laboratorio risultano normali.

A quale età si può avere l’appendicite?
L’età in cui è più frequente avere questa patologia è quella adolescenziale, ma non si può escludere che il problema si manifesti in altri periodi della vita.

Gli esami del sangue permettono la diagnosi di appendicite?
La visita medica, come sempre, è la prima procedura da effettuare ed è insostituibile. Spesso la frenetica vita moderna ci spinge a risparmiare tempo ed a cercare soluzioni estemporanee. Ma nessuna indagine e nessun esame di laboratorio sostituiranno mai la valutazione clinica del paziente. Gli esami del sangue andranno eseguiti per avere una conferma diagnostica. Caratteristicamente, si può riscontrare aumento della VES, aumento dei globuli bianchi ed aumento di alcuni indici di infiammazione. Ma neanche gli esami di laboratorio dànno la certezza assoluta, se non nella fase acuta della malattia. Ma anche allora, l’appendicite acuta, oltre che le forme subacuta e cronica, può essere confusa con il morbo di Crohn, che determina le medesime alterazioni ematochimiche.

Quali indagini strumentali si devono eseguire per diagnosticare l’appendicite?
Nella fase acuta, quando l’appendice cecale è infiammata, l’ecografia addominale può diagnosticarla. In alcuni casi può essere indicata la T.A.C. Ma deve essere il Gastroenterologo, dopo opportuna valutazione clinica del paziente, a valutare le indagini da svolgere per una diagnosi sicura. Anche perché, come dicevo, l’appendicite, soprattutto quella subacuta o cronica, può presentarsi in forma subdola o nascondere un’altra patologia.

Qual e’ il trattamento da seguire per l’appendicite?
In fase acuta e complicata, è opportuno l’intervento operatorio, anche perché questa procedura è risolutiva e non si rischiano ricadute nel tempo. Se la forma è lieve e sub-acuta, si può curare con gli antibiotici, ma bisogna valutare il rischio di riacutizzazioni.

Insomma, ci si deve operare o no?
L’appendicite acuta con perforazione e peritonite va operata sempre. Le forme lievi, subacute o croniche, vanno diagnosticate con certezza. Si deciderà poi se controllarle con le medicine e con gli antibiotici, ma occorre valutare il rischio di dover poi affrontare un eventuale intervento in urgenza. È un problema simile a quello che si pone per le dispepsie da calcolosi colecistica e per la diverticolite.

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