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Studio: Tolleranza e Assuefazione Condizionata: l'effetto Ambiente 
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Lo studio realizzato dal Dott. Antonio Fabozzi (psicologo clinico) e il Dott. Francesco Cassese (psicoterapeuta) dal titolo: Tolleranza e Assuefazione Condizionata: l'effetto Ambiente, è  in Italia una delle ricerche più complete ed aggiornate in merito al fenomeno chiamato: Tolleranza Condizionata.

 

Questo fenomeno indica la capacità del nostro organismo di sviluppare una tolleranza sia psichica che fisiologica agli effetti di una sostanza (medicina o droga) quando questa viene assunta ripetutamente all’interno in un determinato contesto. 
Infatti, molti studi sull’analisi del condizionamento contestuale hanno dimostrato che il rischio di un tossicodipendente di entrare in overdose può non dipendere solo da un aumento della dose di droga assunta, ma dal cambiamento dei fattori ambientali in cui il soggetto si trova al momento dell’assunzione della droga rispetto alle precedenti assunzioni.
Perché il ritrovarsi del drogato in un contesto nuovo, e non associato ripetutamente all’assunzione della sostanza, porta l’organismo a non attivare la risposta condizionata agli stimoli ambientali e quindi a non compensare gli effetti della droga presa.
Altri studi hanno dimostrato anche il legame tra astinenza dalla droga e contesto, infatti i sintomi sia fisici che psicologici di un tossicodipendente aumentano quando esso si trova sottoposto agli stessi stimoli ambientali che a lungo sono stati associati all’assunzione della sostanza.
L’analisi del Dott. Fabozzi e del Dott. Cassese degli studi precedentemente realizzati da diversi illustri colleghi (Siegel, Pavlov, O’ Brien, ecc.) sulla teoria della Tolleranza Condizionata, li hanno portati a indicare come fondamentale il ruolo del contesto ambientale nell’aumentare i sintomi di astinenza e quindi l’aumento della possibilità di una ricaduta nel tunnel della droga quando un tossi dipendente dopo la disintossicazione rientra nel suo contesto ambientale.
Pertanto i due studiosi sostengono l’importanza fondamentale di sottoporre i tossicodipendenti dopo la riabilitazione ad una psicoterapia cognitivo-comportamentale per spezzare l’associazione tra un determinato contesto e la risposta di compensazione dell’organismo. Questa è l’unica via per fare in modo che l’organismo del tossicodipendente rientrando nel suo precedente ambiente in cui si drogava non produca i sintomi dell’astinenza e il drogato non sia sottoposto al desiderio di assumere la droga per alleviare i sintomi prodotti dall’astinenza. 
Per approfondire l’argomento è possibile consultare lo studio, grazie alla pubblicazione realizzata dalla Rivista "Mission" della Franco Angeli Editore: http://www.federserd.it/periodico/mission34.pdf

 

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