Diagnosi artrite reumatoide, quali sono i nuovi criteri? 
Quali sono i nuovi criteri per la diagnosi di artrite reumatoide? Ce lo
spiega in questo articolo il professor Guido Rovetta, Direttore della
Cattedra di Reumatologia e della Scuola di Specializzazione
dell'Università di Genova, nonché coautore del libro "Non temerai alcun
male" (ed. Fratelli Frilli) proprio dedicato all'artrosi.  
 
  
 
  
L'artrite reumatoide è ancora uno dei più rilevanti problemi terapeutici non solo 
della Reumatologia, ma dell'intera pratica medica. La malattia è in molti casi progressiva e 
invalidante, il danno articolare è difficilmente controllabile. Diversi studi hanno dimostrato come la precocità di  
diagnosi dell'artrite reumatoide quando seguita da un trattamento immediato e appropriato 
con tutti i farmaci oggi disponibili permetta un miglioramento ed anche la remissione della 
malattia. 
 
Viene indicato che un trattamento molto precoce rallenta l'evoluzione dell'artrite 
reumatoide, ma in un certo numero di persone questo rallentamento non si osserva. 
Vi sono stati progressi sostanziali nella conoscenza del meccanismo lesivo dell'artrite reumatoide, e 
soprattutto è stato messo in evidenza il ruolo delle citochine coinvolte nel processo patogenetico. Di 
qui la realizzazione dei farmaci detti biologici, che interferiscono con l'azione delle citochine e di 
diversi recettori.
 
Seguendo la convinzione che la maggior parte dei danni ai tessuti si producono precocemente, una 
migliore definizione dei casi dovrebbe permettere un'osservazione più accurata in merito ai 
miglioramenti attesi, soprattutto quando i nuovi farmaci sono utilizzati al primo comparire della 
malattia.
 
Come per altre malattie, è stata ricercata una concordanza degli studiosi sui criteri che 
caratterizzano l'artrite reumatoide. L'American College of Rheumatology (ACR) e l' European 
League Against Rheumatism (EULAR) hanno ridefinito nuovi criteri che definiscono l'artrite 
reumatoide, basati su dati di pazienti reali e sul consenso clinico.
 
Questi criteri vengono a sostituire i precedenti che datano dal 1987 e vogliono definire la diagnosi 
prima della comparsa del classico danno articolare. Dapprima è stata messa a punto la 
metodologia.Gli elementi e le variabili considerati sono risultati la tumefazione delle articolazioni 
metacarpofalangee, delle interfalangee prossimali, del polso, la dolorabilità della mano, la reazione 
della fase acuta e la presenza di anomalie sierologiche come fattore reumatoide e anticorpi anticitrullina. 
Successivamente sono stati messi a punto i criteri.
 
I nuovi criteri per l'artrite reumatoide definita sono: la presenza confermata di sinovite, ossia di 
infiammazione della membrana sinoviale che riveste l'articolazione, in almeno una articolazione; 
l'assenza di una diagnosi alternativa che spieghi la sinovite, come per esempio gotta o artrite 
scatenata da un'infezione (artrite reattiva), il raggiungimento del punteggio di 6 o più combinato 
(su possibile 10) per i seguenti quattro reperti: numero e sede delle articolazioni colpite (da 0 a 5), 
risultati dell'esame del sangue (presenza di anticorpi indicativi di artrite reumatoide) (da 0 a 3), 
evidenza di un aumento delle proteine dell'infiammazione (conosciute come risposta della fase 
acuta) (da 0 a 1),durata dei sintomi (due livelli: 0 – 1). E' stato eliminato il criterio della rigidità 
mattutina della durata di più di un'ora.
 
E' del tutto evidente che i nuovi criteri mirano a scoprire la malattia in una fase il più possibile 
precoce, anche a rischio di qualche falso positivo.I vecchi criteri non erano infatti adeguati al 
riscontro della malattia esordiente.La loro sensibilità diagnostica era del 91-94 % ( specificità 89) 
nell'artrite reumatoide stabilita, ma nelle artriti di recente insorgenza risultava molto minore. In 
pratica un'indicazione al trttamento era stabilita tarduvamente.I nuovi criteri hanno ovviamente una 
sensibilità maggiore nello scoprire le prime fasi della malattia. Essi riflettono la speranza che 
l'artrite reumatoide possa essere fermata prima di diventarei un'artrite erosiva.
 
Quali conseguenze per i malati di artrite reumatoide? 
Una prima conseguenza potrebbe essere una maggiore attenzione alla diagnosi. Poiché al 
riconoscimento della malattia segue la cura, questa in pratica potrebbe essere messa in atto più 
tempestivamente. 
Le cure moderne applicate al primo insorgere dell'artrite sono ritenute capaci di interferire con il 
meccanismo lesivo. Occorre però riconoscere, per non creare attese eccessive, che non si è 
identificato con precisione il movente del primo meccanismo lesivo, né della progressione, né delle 
riprese della malattia dopo remissione. 
Quand'anche però per queste cure si trattasse essenzialmente di effetti sintomatici favorevoli, i 
vantaggi per i paziente risulterebbero notevoli, consentendo una vita più normale e sottraendo 
l'apparato locomotore al danno dovuto all'inattività ed ai riflessi negativi del dolore. 
 
A cura del prof. Guido Rovetta 
Cattedra di Reumatologia 
Università di Genova 
http://www.webalice.it/guido.rovetta/ 
 
 
 
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