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Le cure tradizionali non sono sufficienti
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Il tumore alla prostata è quello che colpisce maggiormente gli uomini in Europa, è la seconda causa di morte per tumore nel sesso maschile. In due terzi dei casi, il tumore alla prostata colpisce dopo i 65 anni. La ricerca sta cercando soluzioni per vivere il più a lungo possibile una volta scoperta la malattia.

 

 

 

 

 

Un importante passo in avanti è stato fatto grazie alla molecola abiraterone acetato, il farmaco da poco disponibile anche in Italia, agisce sui tumori più pericolosi e gravi, dove le metastasi sono diventate resistenti anche alle cure tradizionali.

 

Il testosterone ha un ruolo fondamentale nel tumore alla prostata, la cui crescita sarebbe stimolata proprio da questo ormone maschile. Nei primi sviluppi della malattia, quando il tumore è ancora localizzato basta intervenire chirurgicamente asportando la prostata, oppure attaccare le cellule tumorali con la radioterapia. Il problema sorge quando il tumore è di forma più aggressiva, tanto da estendersi agli altri organi. In questo caso viene applicata la terapia ormonale che riduce i livelli di testosterone, così da bloccare il moltiplicarsi delle cellule cancerose. Quando le cellule tumorali riescono a riprodursi nonostante i bassi livelli ormonali, l’unica opzione che rimane è la chemioterapia.

Le recenti ricerche hanno scoperto che le cellule tumorali si autoalimentano producendo esse stesse il testosterone di cui hanno bisognio per crescere. La terapia a base di abiraterone acetato, nasce proprio con lo scopo di inibire la biosintesi del testosterone. Ciò avviene bloccando l’enzima CYP17, che ha un ruolo fondamentale nella produzione di testosterone ed è presente nelle cellule tumorali che sono ad uno stadio avanzato. 

Il farmaco riesce a bloccare la produzione del testosterone da parte delle cellule cancerose. I risultati sono molto incoraggianti,  dagli studi è emerso che usando la terapia a base di abiraterone acetato, il rischio di morte diminuisce del 25%, e il dolore si riduce del 45%.

Ad oggi la medicina grazie all’uso dell’ abiraterone acetato è in grado di rallentare la crescita dei tumori, di ridurre i sintomi migliorando la qualità della vita dei pazienti.

La cura non ha eccessivi effetti collaterali, inibendo l’enzima CYP17, si potrebbe andare in contro ad un aumento della pressione, causato dalla ritenzione di liquidi e sodio.

In Italia il farmaco può essere usato solo nel caso in cui il tumore si dimostri resistente alla chemioterapia, mentre in Europa viene usato anche prima del trattamento chemioterapico.


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