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psicocardiologiaLa psicocardiologia

Già nella antica Cina l’importanza della relazione della interconnessione inscindibile tra il corpo e la mente era riconosciuta. Un disagio della mente può provocare dolore, ansia, aspettative e speranze frustrate, che possono provocare, se ripetute nel tempo e non risolte, problemi cardiaci. Esiste una stretta correlazione tra le emozioni profonde di una persona e le sue reazioni fisiche e cardiologiche.

Nei primi anni del secolo ventesimo, il 1900, iniziarono le prime osservazioni ed i primi studi sulle malattie cardiache e sulle potenziali cause psicologiche. Alcuni studiosi osservarono che l’eccessiva preoccupazione, la tendenza a reprimere la rabbia, seri problemi familiari e lavorativi, oppure eccessivo attaccamento al lavoro, la ricerca della perfezione delle prestazioni, l’assenza di svago, dello sport, del tempo libero da dedicare a sé stessi, potevano essere la causa di insorgenza di malattie del cuore.

Negli anni successivi agli anni ’40 del 1900, individuate altre cause, o concause. Si vide che l’assenza di hobbies, l’alto interesse per le attività intellettuali, l’ostinazione, la cavillosità e la ricerca del perfezionismo, potevano essere fattori di rischio per cardiopatie, tanto è vero che si cominciò a parlare delle malattie cardiache come di uno stato di tensione e di attesa di una ricompensa affettiva, di una ostilità repressa nei confronti del padre, o di entrambi i genitori.

La psicocardiologia affonda le sue radici nella Psicologia della Salute, che studia i rischi psico-sociali i quali possono incidere sulla insorgenza di problemi o malattie cardiovascolari. E’ una disciplina che fa da ponte tra la Cardiologia e la Psicologia, più sovente condotta da psicologi, di rado gestita da cardiologi. L’ideale sarebbe la gestione della psicocardiologia da parte di psicologi anche medici-cardiologi o da cardiologi anche psicologi-psicoterapeuti.

La psicocardiologia può portare ad informare le persone, e quindi a promuovere la salutogenesi, a come apportare le modifiche sul proprio stato di benessere. Ovvero come modificare lo stile di vita per non divenire “malati fisico-organici”, tantomeno cardiologici. Nel caso in cui un problema cardiaco sia già presente, è di aiuto nel non perseguire gli “errori” passati con il fine di ottimizzare le terapie, basate sui farmaci, basate sulla parola (Psicoterapia, Counseling, etc.).

La psicocardiologia invita e sostiene le persone ad utilizzare la propria rete di relazioni sociali, se non esiste a crearla; ad integrarsi con la realtà che le circonda essendo consapevoli della potenza che la rete può fornire, ma anche della potenza che ognuno di noi possiede senza sapere di possedere. Promuovendo le nostre capacità interne (empowerment).

Ai giorni nostri si parla sovente di stress, una parola che è in realtà un grande contenitore. Lo stress… Non è detto che lo stress sia negativo. Quando lo stress può essere positivo si può parlare di Eustress. Un esempio di Eustress? “Lavoro 12 ore al giorno, sono contento del lavoro che sto svolgendo, è gratificante dal punto di vista creativo ed economico (Perché no? Anche economico, stiamo svolgendo un lavoro per il quale è giusto che si riceva la giusta ricompensa!).”

Ma quando lo stress diventa negativo? Allora si parla di Distress, lo stress che toglie energie, che non è gratificante, che fa tornare a casa frustrati, non compresi. Pensate al mobbing.

Quando il Distress è presente, molto presente, può capitare che si inizi ad avvertire dolori, difficoltà a respirare, a notare che la pressione arteriosa si alzi, che compaiono dolori più o meno diffusi sul torace, che si pensi possano essere dolori relativi al cuore. Allora si può prendere la decisione di andare dal Cardiologo. Poi il Cardiologo può dire che il cuore funziona alla perfezione. Allora? Che si fa?

Spesso capita che si cerchi un altro professionista che avvalori l’idea che si è cardiopatici, ci si sottopone ad una miriade di esami. Alla fine tutti gli esami effettuati danno lo stesso risultato: “Il cuore sta bene”. Certo, va bene accertarsi che il nostro cuore funzioni alla perfezione, va bene sottoporsi ad accertamenti radiologici-strumentali, ma quando le indagini svolte ci confermano che il cuore (fisico, organico) funziona?

E se, in realtà, stiamo parlando del Cuore Metafisico, il cuore dei sentimenti, delle emozioni, dei dolori? Dopo che il nostro Cardiologo ci ha detto che il Cuore (Muscolo, Valvole, Nervi, Arterie Coronarie) funziona? Che fare? Forse dovremmo dare più ascolto ai nostri sentimenti, ai nostri bisogni, alle nostre emozioni. Magari facendoci aiutare da esperti delle emozioni, da esperti che basano la “Terapia” sulle parole, piuttosto che sulle molecole.

Articolo a cura del dr. Marco Marilungo
Medico, Cardiologo, Counselor, Psicoterapeuta in formazione,
PsicoCardiologo, Esperto in Psicosomatica

Opera presso la Clinica Privata San Luca
Via Teano, 8, 00177 Roma - 06 2785951

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Link utili: 

La psicocardiologia nella vita di tutti i giorni

 

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