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La sindrome di Costen: sintomi, cause, terapie
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 La Sindrome di Costen è un disturbo infiammatorio dell’articolazione temporo-mandibolare (ATM) riconducibile a fattori di varia natura; vediamo come si manifesta e quali sono i metodi di cura.

 


 
Sindrome di Costen: che cosa è e come si manifesta
Noto anche come sindrome o disfunzione dell' ATM, il disturbo prende il nome da James Bray Costen, un otorinolaringoiatra americano che nel 1934 notò la correlazione esistente nei suoi pazienti tra disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare e disturbi a carico dell’orecchio. 
La sindrome di Costen è infatti un complesso di sintomi tra cui il principale è l’otalgia. Il dolore in sede auricolare puo’ estendersi fino al cranio e al collo, manifestandosi rispettivamente con cefalea e cervicalgia.
Il paziente descrive una sensazione di occlusione dell'orecchio e puo’ avvertire ronzii durante la masticazione.
Sono inoltre frequenti stanchezza cronica, irritabilità, insonnia. 
Nei casi più gravi si puo’ ridurre la capacità di apertura della mandibola e possono insorgere difficoltà sia nella deglutizione che nell’articolare le parole.
 
Sindrome di Costen: cause
Il disturbo puo’ essere generato dai ripetuti traumi a cui è soggetta l’ATM in presenza di malocclusione dentaria, dovuta a sua volta a perdita dei denti o protesi dentarie eseguite non correttamente. 
Tra gli altri fattori del disturbo temporo-mandibolare ricordiamo il bruxismo, un diffuso fenomeno che porta a digrignare involontariamente i denti durante il riposo notturno, artrosi mandibolare, lussazioni o sublussazioni della mandibola.
Fattori predisponenti possono essere inoltre le disfunzioni ormonali.
 
Sindrome di Costen: diagnosi e terapia
L’otalgia, sintomo predominante della patologia, conduce spesso a diagnosticare erroneamente il disturbo come otite in forma acuta o infiammazione del nervo trigemino.
La diagnosi deve quindi prendere in considerazione il complesso dei sintomi; la natura dell'infiammazione puo’ essere individuata e approfondita attraverso esame radiografico, elettromiografia, TAC o risonanza magnetica.
Alla diagnosi seguirà una terapia stabilita da un otorinolaringoiatra, che consiglierà l’assunzione di antiinfiammatori, ansiolitici e miorilassanti.
In questa fase della terapia, la sintomatologia dolorosa puo’ essere alleviata anche con esercizi dell’articolazione mandibolare.
Se il disturbo è associato a una malocclusione dentale, è necessaria la visita dell’ortodonzista, che consiglierà vari metodi e strumenti terapeutici: correzione di protesi non eseguite correttamente, applicazione di byte interdentale o di altri presidi ortodontici.
Tra i metodi terapeutici per la sindrome è oggi utilizzato anche il laser a diodi: si tratta di una tecnica che lenisce i sintomi dolorosi legati all’infiammazione dell’ATM utilizzando il processo della fotobiostimolazione.
In rari casi, caratterizzati da dolore cronico o da presenza di gravi malformazioni che impediscono una corretta chiusura della bocca, la terapia consiste nell’intervento chirurgico maxillo-facciale.



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