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Intervento estetico chirurgico senoLa ptosi mammaria lieve: quando il seno è svuotato e cadente.

La ghiandola mammaria è costituita da 15-20 lobi , disposti a grappolo: ogni singolo lobo rappresenta un’entità ghiandolare indipendente. La ghiandola mammaria è avvolta dal suo stroma adipo-connettivale (che comprende anche i legamenti di Cooper). Nella donna giovane la componente ghiandolare è ben rappresentata, dopo la menopausa essa tende a ridursi a causa dell’aumentata produzione di estrogeni, e tende ad aumentare la componente adiposa. Pertanto le donne anziane, ma anche e soprattutto quelle che hanno subito forte dimagrimento  o che hanno allattato, hanno spesso mammelle pendule, svuotate e cadenti.

 

 

La ptosi mammaria : gradi e classificazione

La ptosi mammaria viene generalmente classificata tenendo in considerazione due fattori:  il grado di rilassamento della mammella e la posizione del CAC (complesso areola capezzolo). Di qualunque grado sia la ptosi, essa si manifesta sempre con una discesa (leggera o più marcata) verso il basso della mammella, causata da variazioni repentine di peso, ormonali e dall’invecchiamento. Contestualmente alla ptosi si verifica sempre una riduzione (ipotrofia) della componente ghiandolo-adiposa (tipica nello svuotamento post gravidanza). Purtroppo la ptosi è modificabile solo con l’intervento chirurgico , in quanto, in seguito alle suddette variazioni (sbalzi ponderali, allattamento, gravidanza) la mammella perde la compattezza dell’involucro cutaneo e del tessuto connettivo di sospensione (specialmente i legamenti di Cooper). L’esercizio fisico , con rinforzo dei muscoli pettorali, non ha alcun risultato sulla posizione delle mammelle.Tralasciando i gradi severi di ptosi mammaria , nei quali l’intervento di elezione deve essere necessariamente una mastopessi, nella ptosi mammaria di primo/secondo grado deve essere necessariamente programmato l’intervento più idoneo, in termini di costo/beneficio per la paziente , per ottenere un risultato naturale, ma duraturo nel tempo. Quando ci si trova di fronte ad un quadro di ptosi mammaria lieve (il parenchima mammario si appoggia per 1-2 cm sul torace, e il capezzolo scende fino a 1-2 cm al di sotto del solco mammario), molto spesso il chirurgo si vede proporre dalla paziente stessa la semplice mastoplastica additiva. Il tutto per evitare esiti cicatriziali indubbiamente più estesi della semplice mastoplastica additiva. Ricordiamo infatti che la mastopessi prevede una cicatrice periareolare completa e una verticale dall’areola al solco mammario( in alcuni casi invece, un’unica periareolare completa definita mastopessi con round block) : nonostante gli esiti cicatriziali siano di buona qualità, questa cosa spaventa molto la paziente, la quale chiede la via più breve per “rinverdire” il seno. Tuttavia, spesso ci sentiamo richiedere questo tipo di intervento da pazienti che hanno solo un’idea errata di come dovrebbe essere conformato un seno normale: pur avendolo in posizione normale, deisiderano sollevarlo perché quello dell’amica aveva un aspetto diverso...


In tutti questi casi la paziente deve essere al corrente del fatto che:
Le protesi utilizzate devono essere necessariamente
“grandi” per riempire un ‘inevitabile svuotamento del polo superiore della mammella(se la paziente vuole correggere il seno aumentandolo di poco, il risultato sarebbe pessimo)
2)  Che naturalmente il seno protesizzato invecchia esattamente come un seno “naturale” e pertanto, in presenza di una situazione pregressa di rilassamento, la pelle si vedrebbe costretta a sopportare un ulteriore peso (quello delle protesi), con il risultato di trovarsi, dopo anni, con un seno molto più sceso e “pesante”
3)  Molto spesso le pazienti con una ptosi lieve , chiedono al chirurgo: “Desidero “riportare” su il seno, ma non voglio modificare la mia misura”, : questo è il caso tipico, in cui, ovviamente, è impensabile poter effettuare una mastoplastica additiva, che evidentemente  aumenta solo il volume del seno.

Mastopessi o lifting del seno
La mastopessi è l’intervento chirurgico che ha lo scopo di sollevare  le mammelle ptosiche, garantendo contemporaneamente una forma piacevole ed una adeguata proiezione del cono mammario. Tutto ciò si effettua riposizionando e rimodellando il parenchima mammario, far risalire nella posizione corretta il complesso areola capezzolo e di eliminare la pelle in eccesso. E’ importante sottolineare che il punto principale della mastopessi  è la cicatrice. Che si limiti ad una periareolare o che si estenda fino al solco mammario, la zona sarà per sempre segnata da una cicatrice: essa potrà , nel corso dei mesi, evolversi e divenire invisibile, ma ci sarà sempre.
Mastopessi: quale tecnica?
La mastopessi può essere effettuata con o senza protesi oppure con la tecnica dell’autoprotesi. E’ molto difficile trovarsi di fronte ad una situazione in cui non si utilizzano le protesi, in quanto, seppure il desiderio della paziente sia quello solo di “riportare” su il seno, nelle manovre di rimodellamento del parenchima mammario, inevitabilmente, le mammelle non conservano più la forma e il volume originario. E’ per questo motivo, infatti, che nella maggior parte dei casi si effettua una mastopessi con protesi. E’ importante sottolineare che, se si decide di ricorrere all’impianto mammario, questo DOVRA’ necessariamente essere di piccole dimensioni, e sarebbe preferibile posizionarlo nel piano sottomuscolare. La protesi contribuisce anche a garantire una proiezione adeguata al cono mammario, specie nelle mastopessi periareolari (round block).

Un cenno a parte merita la mastopessi con l’autoprotesi. : essa si basa sullo spostamento in alto di una “auto protesi” ricavata dal tessuto mammario ptosico raccolto nel polo inferiore, che viene poi fissata, a livello della terza costa,  alla fascia che ricopre il muscolo gran pettorale. Tale tecnica determina un migliore e più stabile riempimento del polo superiore ed un risultato che, a differenza delle altre tecniche di mastopessi, è piacevole  e naturale fin da subito.

Soltanto il chirurgo, dopo aver valutato il caso, potrà decidere, insieme con la paziente, il tipo di tecnica più idonea: il chirurgo deve sempre attenersi a delle misure per valutare la ptosi mammaria e quantificarne il grado , oltre che prendere in considerazione i parametri della mammella ideale( distanza giugulo-capezzolo, distanza capezzolo – linea mediana, distanza capezzolo- linea ascellare anteriore, distanza capezzolo- solco mammario). Sulla base di questi parametri e i relativi numeri, si progetta il nuovo intervento, valutando se si può procedere con una semplice additiva, oppure se, per la soddisfazione della paziente, (e anche del chirurgo), la scelta migliore dovrà essere una mastopessi.

Dr.ssa M. L. Pozzuoli 
Bibliografia:
“Mastoplastiche estetiche”- Giovanni Botti- Ed . SEE , Firenze- Chirurgia Estetica- Strategie operatorie –  Ferrari – Pitanguy -Vol II  Ed. UTET

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