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Sono molte le persone che soffrono di attacchi improvvisi di fame in seguito a sentimenti come rabbia, tristezza, delusione ansia ecc…
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Una discussione, un litigio, una delusione amorosa, cambi di umore improvvisi, spesso sono sufficienti a far sentire il bisogno di mangiare anche quando non si ha fame. La dannosa abitudine a consolarsi con il cibo si può vincere, bastano pochi accorgimenti per interrompere il mangiare emotivo.

 

 

 

Bisognerebbe mangiare solo per fornire il carburante al nostro organismo, eppure molte persone mangiano per ragioni differenti, non solo per necessità. Mangiare per consolarsi, può diventare un’abitudine dannosa per il corpo. Attribuire al cibo una connotazione emotiva ha radici nell’infanzia. I genitori usano il cibo per consolare, per ricompensare oppure per  rilassare i bambini. Capita spesso che la mamma prometta un gelato al il figlio si comporta bene. Questo fa si che invecchiando si associano al cibo sentimenti di piacere spesso rilassanti. Anche la pubblicità collega il cibo con messaggi emotivi, il cioccolato, per esempio, viene spesso associato alla parola "beatitudine". 

Tra i sentimenti che inducono maggiormente a mangiare per consolarsi ci sono:

Stress: il sentimento per eccellenza del mangiare emotivo. Quando il nostro corpo è stressato produce in abbondanza l’ormone cortisolo, che alimenta il desiderio di cibi grassi e zuccherati. Basta fare attività fisica e il corpo espelle naturalmente il cortisolo. 

Noia: quando non si ha niente da fare, il mangiare diventa un ottima alternativa per appagare se stessi.

Abitudine: a volte si mangia solo perché in determinati momenti della giornata si ha l’abitudine di mangiare, è un comportamento meccanico che spesso non è generato da necessità fisiche.

Consigli per evitare di consolarsi con il cibo:

Mangiare in modo consapevole: mangiare lentamente assaporando ogni boccone, annusare e guardare il cibo con attenzione prima di mangiarlo.

Usare la mano non dominante per mangiare:  uno studio del 2011 condotto dai ricercatori della University of Southern California, ha scoperto che questa strategia è utile per ridurre le quantità di cibo che si mangiano.

Associazioni mentali non commestibili: il desiderio di un alimento specifico si proietta prima nella nostra testa facendoci venire l’acquolina in bocca, provare ad associare i cibi preferiti a cose non commestibili, è un ottimo rimedio. Per esempio se si ha voglia di panna montata rivolgere il pensiero alla schiuma da barba.

Fare respiri profondi: un apporto maggiore di ossigeno al cervello aiuta a pensare in modo più lucido e a prendere decisioni alimentari più consapevoli, in particolare quando si è stressati.


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